E se non ora, quando?
Posted: Ottobre 17th, 2011 | Author: | Filed under: Analisi, considerazioni e deliri, Cartoline dalla crisi | Tags: crisi, libertà, repressione | Commenti disabilitati su E se non ora, quando?Black bloc. Il termine con cui i “giornalisti embedded” de noantri ci stanno facendo na capa tanta. Come sempre l’utilizzo ad minchiam di un termine innegabilmente collettivo in accezione individualista borghese come se una persona potesse essere un blocco. Delirante.
Fanno schifo questi infami, questi delatori, forcaioli da quattro soldi, che non sanno più dove sbattere la testa e allora cercano il nemico da “smascherare” in ragazzi e ragazze coi caschi: ma lo sanno che i caschi sono per non farsi sfracellare la testolina dai simpaticoni in divisa? Complimentoni a tutti i leoni da tastiera, quelli che esaltano le rivolte in tutta la galassia ma quando ce l’hanno sotto casa sbraitano per il bmw o il suv graffiato. Tutto e il contrario di tutto a parole, ma quando si passa ai fatti, et voilà, arriva il nonnino politichese che ti insegna come ci si ribella, educatamente però, perché per chi politicamente specula sui fiumi in piena delle proteste l’assalto ai potenti quando si trasforma in qualcosa che sicuramente è tutto fuorché mediazione, ormai non è più spendibile sul proprio curriculum paraistituzionale quando non pienamente istituzionale.
In certi contesti, la dialettica del “sanpietrino” è prevedibile e sicuramente non biasimabile, e quando si concretizza il nulla totale profetizzato e urlato dai cantanti punk da trent’anni ad oggi: no future, no fun, no feelings, probabilmente inevitabile. Niente futuro, nessun divertimento vero, nessuna autentica emozione. La rabbia sopperisce a tutte e tre le necessità in questione, e la rabbia in cosa si dimostra? fiorellini? baci e abbracci? passeggiate sul lungomare di Fregene?
La rabbia è di per sè violenta e allora non prendiamoci in giro, se dobbiamo essere arrabbiati arrabbiamoci davvero: ma forse questo rovina la campagna elettorale a Vendola; oppure sporca la reputazione a Casarini, o toglie la capacità di fare accordi sulla pelle altrui ai sindacati. L’indignazione è cosa per i sinistroidi malaticci con l’abbonamento a Repubblica – o forse dovrei dire Repubblichina?, dalle bandiere sbiadite ormai gettate via assieme a ogni garantismo e sostituite, nell’opera di sventolamento, dal feticcio della legalità.
Ciò che ci opprime però è perfettamente legale, come la violenza, quella poliziesca, ad esempio. Sorge (e insorge) qualche dubbio, allora, e nel dubbio, quindi, che il conflitto si generalizzi, dalle piazze alle strade della quotidianità di questo merdoso mondo autoritario e capitalistico .
E’ il vostro Gandhi a dire che la violenza è sempre preferibile all’impotenza..e se la violenza delle idee e della crisi, fanno bruciare i palazzi e le piazze, non è problema mio e neanche nostro e oserei dire che non è proprio un problema.
Se non ora, quando?