Posted: Dicembre 15th, 2011 | Author: clusterbomb | Filed under: Analisi, considerazioni e deliri, Bizzarrie, mer(d)aviglie, Gender e LGBTIQ | Tags: donne, gender, migranti | Commenti disabilitati su Buchi e pogrom!
Torino. Una sedicenne viene sottoposta settimanalmente dalla famiglia a controlli ginecologici per verificarne la verginità. Ovvero: la sacralizzazione di una membrana che si rompe, cosa idiota di per sè e che per di più si può rompere per mille motivi diversi. Non ho però mai visto nessuno strepitare tanto per un timpano rotto.
Un bel giorno, si fa prendere dalla passione e com’è giusto che sia, si fa una sana trombata con un tipo. La torinese, però, finisce nel panico più totale quando si trova di fronte al fatidico e ai miei come lo dico?
Denuncia uno stupro da parte di un rom, chiaramente mai avvenuto. Con il risultato che il vicino campo rom vede le fiamme, e per fortuna non c’è nessuna vittima.
Tutto questo è assolutamente inconcepibile!
Chi fa subire alla figlia un supplizio del genere fino a farle venire il terrore di vivere una sana vita sessuale e le fa pensare che sia meglio fingere una violenza piuttosto che mandare a fare in culo la mentalità bigotta dove se qualcosa ti piace allora è peccato, nel campo rom in fiamme ci si dovrebbe tuffare, visto e considerato che la prima violenza viene dal soggetto in questione. Inoltre, come al solito, gli italiani riescono a rivelare tutto il loro cieco razzismo di merda: se la tipa fosse stata migrante e il tizio italiano, quantomeno ci sarebbe stato un linciaggio mediatico spropositato, perché la mentalità razzista va di pari passo con una visione dell’immigrazione come complotto, e che vede i migranti colonizzatori e le migranti da colonizzare. Che schifo.
Posted: Novembre 23rd, 2011 | Author: | Filed under: Gender e LGBTIQ | Tags: donne, gender | Commenti disabilitati su Il 25 novembre della Coordinamenta
Posted: Novembre 23rd, 2011 | Author: | Filed under: Analisi, considerazioni e deliri | Tags: donne, gender | Commenti disabilitati su Dalle strade di #occupywallstreet fino alle nostre: la colpa è sempre delle donne!
>> Nota per le ignare e gli ignari. Questo mio post l’ho precedentemente pubblicato su Femminismo a Sud qui, se volete cimentarvi in commenti sarebbe consigliabile farlo lì, così non ci disperdiamo. Tutto qui: buona lettura
Qualche giorno fa a #occupywallstreet due donne sono state prese a calci da quei simpaticoni delle forze dell’ordine statunitensi, che hanno pensato bene anche di spruzzare loro in faccia un altrettanto simpatico spray al peperoncino.
Una delle due, incinta, ha avuto un aborto, ma va tutto bene, perché si sa, parliamo degli stessi individui che orwellianamente vanno in giro per il mondo a sparare mentre dicono di portare pace, democrazia e libertà (come no!), magari con carri armati fatti di marzapane e ricoperti di cioccolata.
Lei sta subendo gli attacchi di tutti, perchè “se lo doveva aspettare”, perchè “è irresponsabile”, certo, se sei senzatetto e incinta volere una casa è roba da irresponsabili, e menomale che poi si parla di “movimento per la vita”…
Quà invece, sempre nel “migliore dei mondi possibili” (come no!), puoi tranquillamente leggere su repubblichina.it titoli che sono di un terrorismo psicologico pazzesco: la sedicenne che salta la scuola per andare a zonzo e viene stuprata dai compagni di scuola. Ha tutta l’aria di essere l’ennesimo dei deliri securitari, ché se non fai la brava arriva l’uomo nero che ti stupra, e ora vai a nanna.
Poi il caso ancora più tristemente eclatante di un’altra sedicenne, dove i parenti dei tre stupratori si sono sentiti in diritto, da bravi squadristi, di creare il panico non appena emesso il verdetto, aggredendo tra l’altro i familiari della ragazza.
Mancano tre giorni alla giornata contro la violenza sulle donne, non vorrete mica pensare di poter andare dove, come e quando vi pare? non vorrete mica pensare di poter prendere parola senza chiedere autorizzazioni di alcun tipo? non vorrete mica pensare di poter pensare? vi abbiamo dato tre ministre, una alla giustizia (la stessa che ha avuto nei suoi clienti caltagirone e romano prodi, scherziamo?), una agli interni, e l’altra al welfare e alle pari opportunità (di essere sfruttate/i), non vi bastano? non vi basta se non ora quando?
Posted: Novembre 12th, 2011 | Author: | Filed under: Analisi, considerazioni e deliri, Cartoline dalla crisi | Tags: conflitto, crisi, donne, gender, protesta | Commenti disabilitati su Cade il governo. Ma io non festeggio!
>> Nota per le ignare e gli ignari. Questo mio post l’ho precedentemente pubblicato su Femminismo a Sud qui, se volete cimentarvi in commenti sarebbe consigliabile farlo lì, così non ci disperdiamo. Tutto qui: buona lettura 😀
Si è dimesso: tutt* a festeggiare, a strimpellare, cantare hallelujah – giusto qualcosa di stampo religioso si addice a cotanto reazionarismo.
Dal popolo viola a forza nuova passando per quell* che parlano di #donnealgoverno (è risaputo che la thatcher fosse una progressista, ah ah ah – sicure che le donne non si possano prestare a disegni patriarcali e capitalistici di oppressione?) la folla si accalca tra palazzo grazioli e palazzo chigi.
Questa folla mi fa schifo. Mi fa ribrezzo chi si vuole liberare del berlusca solo perché va a prostitute e non perché promotore di massacri sociali, non sopporto chi fa l’indignat@ perché la sua verve moralista è rimasta offesa però pretende di farlo in nome di tutte, perchè sentir urlare inneggiamenti al 41bis come se questo fosse una carezza mi fa paura, perché la caccia all’uomo del 15 ottobre me l’ha dimostrato, non posso proprio sopportare che ovunque si tolleri un cane da guardia della finanza in nome dell’unità nazionale e del governo tecnico che ha il sapore di lacrime e sangue con retrogusto di bce accompagnata dallo champagne degli “antiberlusconisti” festanti.
Non gioisco, neanche un po’, non posso gioire.
Non posso gioire perché io non c’ho una lira e francamente non posso permettermelo il vino per ubriacarmi. Non posso gioire perché tanto ora che non c’è più il caimano tra le scatole tutto l’arco parlamentare sarà unanime nelle sue decisioni, nelle riforme che demoliranno quelle tre stronzate di welfare che ci sono rimaste. Non posso gioire perché so matematicamente che finita l’università, se riuscirò a pagarmela, l’università, sarò pure io risucchiata nel vortice del precariato. Non posso gioire perchè chi gioisce guarda un po’ è la stessa gente che sbraita per la sicurezza e per il controllo sociale nei confronti delle donne, delle e dei migranti, cioè tutt* noi: sbraita contro i manifestanti che dovrebbero andare a produrre, per la ripresa del paese, sì, come no, e sopratutto per la ripresa dei bilanci degli industriali: ragione indi per cui la ritengo mia nemica, ergo: fuori dalle ovaie.
Cadesse quel che vi pare. Io non festeggio. Le grandi risate me le farò quando saranno i banchieri e gli usurai ad impiccarsi per la disperazione.
Posted: Novembre 2nd, 2011 | Author: | Filed under: Analisi, considerazioni e deliri, Bon ton e culture jamming, Comunicazione e mediattivismo | Tags: comunicazione, conflitto, donne, gender, malafemmina, media, rivolta | Commenti disabilitati su La rivolta dei metabrands: da Serpica Naro a Malafemmina
” Non si potrà mai sapere chi siamo. Sarebbe stato diverso se avessimo scelto una linea di protesta di tipo sindacale, o una provocazione del tipo infrangere le vetrine. Quel momento è passato. Adesso vogliamo infrangere la vetrina dell’immagine.”
Un metabrand è nella sua definizione più “ufficiale” un brand, cioè un marchio, la cui esistenza è limitata solo al web. Per farla breve: Second life, con annessi e connessi mercati e valute virtuali, è un metabrand; a proposito di imparare il linguaggio del nemico per inviare messaggi propri, daje de guerrilla marketing – il guerrilla marketing è una forma di marketing, appunto, che con mezzi, tra virgolette, ridotti, ottiene grandi risultati. In materia militare la guerriglia è proprio questo: in ogni conflitto le manovre regolari portano allo scontro, e quelle imprevedibili alla vittoria (Sunzi). Un gruppo animalista che tinge di rosso una fontana davanti a un macello senz’altro fa guerrilla anch’egli.
Il pezzo d’intervista qui sopra proviene da un articolo di un famoso giornale emblematico della decadenza della sinistra malaticcia all’italiana; parla della divertentissima azione diretta di circa duecento precarie e precari che hanno ridicolizzato, nel 2005, un costoso e inutile evento della moda milanese creando il personaggio fittizio di Serpica Naro, una stilista di origine orientale, senza destare nemmeno un dubbio tra gli organizzatori che totalmente convinti della sua esistenza ne hanno ammesso la partecipazione.
Ora: credo che Serpica Naro e Malafemmina siano due esempi intelligentissimi di come sia possibile utilizzare ora e in futuro, anche inconsapevolmente, chissà – non possiedo palle di vetro – alcune cose a nostro favore, e un periodo nel quale vengono portate critiche alla forma-corteo, ed ad altre pratiche, chiedo: perché non facciamo una riflessione reale su quanto possiamo davvero fare? Le potenzialità non ci mancano e nemmeno gli strumenti.
Per la proliferazione incontrollata delle pratiche di sovversione: inventiamo, diffondiamo, condividiamo, pratichiamo!
Posted: Ottobre 31st, 2011 | Author: | Filed under: Analisi, considerazioni e deliri, Bon ton e culture jamming, Comunicazione e mediattivismo | Tags: donne, gender, malafemmina, media | 1 Comment »
Mi domando come certa gente si possa svegliare la mattina con l’unica occupazione di farsi venire in mente certe minchiate pazzesche: due tipi hanno avuto la fantastica idea di merda di aprire un tumblr di nome hotchicksofoccupywallstreet che come fa notare Lorenzo è un’espressione traducibile come belle fregne di ‘occupiamo wall street’.
Questo schifo umano mi ricorda il famoso se non ora quando? a causa della condivisa visione del “protestiamo il re nudo sessista ma non scopriamo minimamente il re vestito sessista alternativo” – ovvero quelle che – chi in buona fede, chi in malafede e chi con contenuti stracondivisibili che contestavano la ‘natura’ originaria della manifestazione non prestandosi al gioco con fichissimi ombrelli rossi – contestavano non tanto il sessismo, ma nello specifico il sessismo del silvio nazionale per poi non battere ciglio (chissà perchè..) quando il carissimo (nel senso di costoso, ovviamente) partito democristiano, ops, democratico pubblica manifesti sessisti e comunque privi di senso; come pensano di “acchiappare” lo sdegno popolare piazzando su dei manifesti un tipo con la cravatta svolazzante e nell’altra una gonna svolazzante con le sole gambe della tipa, proprio non lo so! è risaputo che sono ostile alle istituzioni e alle para-istituzioni in generale, ma se una comunicazione è idiota, è idiota..ma adesso passiamo alla comunicazione efficace, nuova: Malafemmina!
Rivelazione dal #femblogcamp: Malafemmina è un progetto di comunicazione.
Ma come? non era una precaria nel villaggio vacanze che narra nel suo blog avventure e disavventure? Certo, che lo è, come molte di noi. Malafemmina è una grandiosa presa in giro di tutti i guru di alcunché, giornali, partiti, direttrici di giornali e di chiunque pensi di avere la verità nella tasca o a voler fare le precise nel taschino o nella cravatta – Malafemmina parla solo per sè, si autorappresenta. Pensa, e non “pensa” secondo il “pensiero” dominante di governo e minoranza parlamentare – nun ce la posso fà a chiamarla opposizione. È un’incredibile sorpresa per coloro che sulla sua pelle telematica ci hanno scritto articoli a sproposito e che ora saranno costretti a scusarsi con la gentile clientela – Malafemmina è riuscita a guadagnarsi quella credibilità che in generale sul web non ti danno mai se non mostri nome & cognome come nei pensierini delle scuole elementari che ad ogni modo sono più profondi e più pensati di un articolo random di repubblica.it.
Perché? perché Malafemmina è reale. Non perché ha un nome e cognome, ma perché parla di sangue, sudore e lacrime reali, di sfruttamenti reali, di padroni bastardi reali, di stipendi ritardatari reali.
Dieci, cento, mille Malefemmine.
Posted: Ottobre 31st, 2011 | Author: | Filed under: Analisi, considerazioni e deliri, Comunicazione e mediattivismo, Gender e LGBTIQ, On the road | Tags: donne, gender, media, tech | Commenti disabilitati su Un paio di righe sul #femblogcamp
Ancora nel cuore del profondo nord, incomincio a buttare giù due righe sul femblogcamp che – ricordo a tutte e tutti – si è svolto nelle giornate del 28, del 29 e del 30 ottobre nei locali del csoa Askatasuna, con l’inebriante presenza delle autoctone dell’Askatasuna, delle compagne torinesi di Sguardi sui Generis, Femminismo a Sud & compagnia cantante, danzante e resistente di partecipanti, organizzatrici e/o bloggers alle quali va il mio più sincero affetto di minorenne sovversiva e autodeterminata 😀
I workshop e i dibattiti veramente partecipati, sono stati pieni di spunti interessantissimi. Si è spaziato dalle questioni puramente tecniche come il lavorare sulle varie piattaforme indipendenti e antisessiste, antirazziste, antifasciste, non-commerciali come autistici/inventati e noblogs alle questioni più squisitamente politiche, una a caso fra tutte l’uso della forza, nei movimenti e appunto nella politica in generale. Avrei voluto seguirli tutti, ma purtroppo non ho ancora il dono di potermi trovare ovunque. Provvederò per colmare anche questa lacuna e appena riesco a capire come si fa organizzo un workshop anch’io..
Nel complesso, mentre indosso la meravigliosa maglietta del feminist blog camp realizzata ad hoc per l’autofinanziamento, posso senz’altro dire che è stata un’esperienza di condivisione, crescita e arricchimento collettivo veramente bella, organizzata molto bene, e altrettanto bene autogestita dalle e dai presenti.
Lavoriamo tutte e tutti per continuare questo fantastico percorso, facendo rete, sostenendoci a vicenda e tirando fuori i denti : daje compagne! 😉
A breve un post interamente dedicato a Malafemmina.
Posted: Ottobre 22nd, 2011 | Author: | Filed under: Analisi, considerazioni e deliri, Comunicazione e mediattivismo, Gender e LGBTIQ, On the road | Tags: donne, gender, media, queer, social networks, tech | Commenti disabilitati su Verso il Feminist Blog Camp!
Biglietti alla mano, posso finalmente avere la matematica certezza che ci sarò! 😀
Via al countdown, ci vediamo a Torino al csoa Askatasuna il 28, il 29 e il 30 ottobre.
Come on, sisters – posto qui il comunicato stampa del FemBlogCamp:
Il Feminist Blog Camp (Torino 28-29-30 ottobre all’Askatasuna) è un evento totalmente gratuito, autofinanziato, autogestito ed aperto a tutti. A chiunque abbia uno spazio internet e si occupi di pratiche antisessiste sul web. A tutti coloro che vorranno seguire i workshop e i laboratori proposti con l’intento di condividere i saperi.
L’idea del Camp prosegue la linea tracciata dal primo Fem Camp di Bologna nel 2007 ed è la risposta alle necessità di vivere la tecnologia in maniera condivisa, partendo dalle pratiche differenti con cui ci confrontiamo nel web, per tentare di agire in maniera globale.
Negli anni più recenti molte donne femministe e molti uomini disertori del patriarcato hanno cominciato a popolare la rete, in maniera sempre crescente e hanno intessuto relazioni per affrontare battaglie comuni. Abbiamo deciso quindi di mettere insieme questi nostri saperi, imparando l’uno dall’altro e trasmettendoci le conoscenze necessarie per vivere i nostri spazi e le nostre esigenze di cambiamento.
Aderiscono al Feminist Blog Camp più di 100 blog e siti; durante la tre giorni si potrà assistere a seminari, proiezioni, dibattiti, musica, arte, spettacoli, reading, cultura e molto altro; le tematiche trattate varieranno nei diversi workshop: dai diritti digitali al subvertising, dal controllo dei corpi alla libera sessualità, dalle narrazioni personali alle pratiche sociali e politiche.
Saremo ospiti del CSOA Askatasuna che metterà a disposizione oltre alle sale per i laboratori anche uno spazio/ludoteca per i bambini gestito dai partecipanti al Camp, uno spazio per dormire con il sacco a pelo e la cucina in cui mangeremo vegetariano: 3 giorni di totale autogestione all’insegna della massima condivisione.
Per altre informazioni il blog di riferimento
Il wiki in cui si possono seguire i lavori passo dopo passo
Il programma
Banner, loghi, grafiche:
Call in inglese
In altre lingue, alla voce “translations”
Il numero di telefono per giornalisti e giornaliste 3425510325
Posted: Ottobre 18th, 2011 | Author: | Filed under: Analisi, considerazioni e deliri, Gender e LGBTIQ | Tags: donne, gender, libertà, rivolta | Commenti disabilitati su A tutte le violente: un urlo di sorellanza!
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Lo dicono: non se l’aspettavano.
Ci chiamano cattive.
Ci chiamano figlie della “buona borghesia” pure quando siamo figlie di operai, di casalinghe, o viceversa; perché è sempre molto bello rispolverare Pasolini, specie quando c’è sulla scena un conflitto sociale che non si può cavalcare con attrici e attori che non si sentono rappresentate/i da nessun burattinaio.
Lo sappiamo che “le donne hanno sempre avuto un ruolo nelle guerre, in tutte le guerre” dice Paola di Caro nel suo articolo qui.
Beh, non siamo mica figure sempre eteree, idilliache, dolci, disponibili, tranquille, asservite…quanto ci si agita di fronte alla violenza femminile quando questa non agisce in un modo o nell’altro in funzione del patriarcato!
Ebbene sì, collettivamente spostiamo cassonetti in mezzo alla strada e meniamo le mani quando e se c’è da farlo. Perchè sì, vogliamo rivoltarci senza essere considerate delle pazze furiose e vogliamo pure sottrarci alla ‘violenza’ verso il potere, quando questa è mera dimostrazione di machismo, senza dover apportare nessuna giustificazione, nè ai compagni nè a nessun’altro.
Perché ruoli non ne vogliamo, siamo stanche di essere incasellate, stufe di essere tutte in competizione con tutte, perché vogliamo poter fare quello che ci pare, perché non ci interessa essere le paladine, non ci interessa essere mamme modello,veline, e non ci interessa essere le prime della classe, non ci interessa raggiungere i primi posti della ragione – preferiamo quelli in fondo, del torto, dove si fa casino e il vociare rende inascoltabile i professori – si chiamino essi insegnanti, politici, economisti o intellettuali – che richiamano al silenzio, a quell’ordine che è morto dentro e non lo sa.
Ri-bellissime di tutto il globo: costruiamo sorellanze, cultura, conflitto!
Posted: Ottobre 2nd, 2011 | Author: | Filed under: Analisi, considerazioni e deliri, Gender e LGBTIQ | Tags: diaspora*, gender, libertà, queer, social networks, tech | Commenti disabilitati su Perché abbandonare Facebook e utilizzare Diaspora*
Tre ottime ragioni per non iscriversi a Facebook.
1) Facebook ti vende. In tutti i sensi. Di solito quando un servizio è gratis è perchè il prodotto sei TU. Quale senso ha dare tutti i propri dati personali e autoschedarsi su Facebook giusto per condividere le solite quattro stronzate coi soliti quattro amici deficienti? I dati una volta finiti sui database rimangono proprietà di Facebook e non sei nemmeno sicur@ che vengano eliminati, prima o poi, definitivamente. Su Diaspora* è tutto il contrario, e quantomeno non diventi strumento di marketing per far iscrivere sedicenni metallari o giovani fan dei peggiori anime giapponesi. Io non mi sento di essere paragonata a una scatola di biscotti, pardon.
2) Diaspora* è QUEER! Altro che la binarietà “uomo/donna” dello strumento demoniaco di quello stronzetto borghese di Zuckenberg, il campo “gender” è vuoto e ci puoi mettere quello che ti pare. Facebook è discriminatorio. Queer-activists, che diamine aspettate a materializzarvi su D* ?
3) Controlla la tua vita, dio-3-in-1-e-in-offerta-speciale. Su Facebook puoi decidere selettivamente con chi condividere determinati contenuti e con chi no? Con Diaspora* puoi.
4) Nè ban nè amministratori! Lo spettro della segnalazione si aggirava su Facebook, su Diaspora* no. Perché quest’ultimo non è strutturato in maniera gerarchica e condividi ciò che vuoi con chi ti pare e non appena arriva la rottura di scatole basta disattivare la condivisione dei tuoi contenuti con il personaggio che rompe.